La Trinità prima di Nicea
Introduzione
I cristiani credevano nella Trinità prima del 325 d.C., anno in cui il Concilio di Nicea stabilì che il Signore Gesù Cristo esiste come un’unica sostanza (homoousios) con il Padre? Questo articolo esplora le credenze di alcuni Padri della Chiesa tra il II e il III secolo per rispondere a questa domanda. Vista l’enorme quantità di testi prodotti in quel periodo, ho scelto di concentrarmi su sei riferimenti chiave.
“O Signore Dio onnipotente... Ti benedico e ti glorifico attraverso l’eterno e celeste sommo sacerdote Gesù Cristo, tuo Figlio amato, attraverso il quale sia gloria a Te, con Lui e lo Spirito Santo, ora e per sempre.”
Questo passaggio proviene dal Martirio di Policarpo, ma è difficile stabilirne l’autenticità. Anche accettando che rifletta la teologia di Policarpo, il testo risulta più unitariano che trinitario. Policarpo identifica il “Signore Dio Onnipotente” come il Padre e descrive Gesù come mediatore. Non si parla di coeguaglianza o coeternità. Inoltre, una versione alternativa del testo, riportata da Eusebio, usa preposizioni diverse:
“...per il sommo sacerdote eterno, Gesù Cristo, tuo Figlio amato, attraverso il quale, con Lui, nello Spirito Santo, sia gloria a Te...”
Questo cambia il significato, rendendo incerto l’uso dello Spirito Santo come persona distinta. In conclusione, Policarpo non fornisce prove a favore della Trinità.
“Nel nome di Dio, il Padre e Signore dell’universo, e del nostro Salvatore Gesù Cristo, e dello Spirito Santo, essi ricevono il lavacro con acqua.”
Questo richiama la formula battesimale di Matteo 28:19. Tuttavia, Giustino esalta il Padre sopra il Figlio e lo Spirito, chiamandolo “Signore dell’universo.” Nel capitolo successivo, distingue chiaramente Dio come Padre, separandolo da Cristo e dallo Spirito Santo. Giustino afferma che Gesù è “al secondo posto” dopo Dio, mostrando una chiara subordinazione.
“Il Padre è l’unico vero Dio, il non generato e inavvicinabile, il Signore di tutti, il Padre e Generatore del Figlio unigenito.”
Questa affermazione sottolinea la superiorità del Padre rispetto al Figlio, contraddicendo l’idea di coeguaglianza trinitaria.
“Un solo Dio, il Padre Onnipotente... e un solo Cristo Gesù, Figlio di Dio... e nello Spirito Santo...”
Ireneo identifica il Padre come “unico Dio,” separandolo da Cristo e dallo Spirito. In altri passi, afferma che il Figlio è subordinato al Padre, il che esclude una visione trinitaria.
“Il Padre è tutta la sostanza, ma il Figlio è una derivazione e porzione del tutto... Il Padre è maggiore del Figlio.”
Tertulliano vede il Figlio come inferiore al Padre per origine e sostanza, negando l’idea di coeguaglianza.
6. Origene (185-254)
Origene, uno dei più influenti teologi della Chiesa primitiva, offre una prospettiva complessa sulla relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Un esempio significativo si trova in De Principiis (1.2), dove afferma:
“Se qualcuno dicesse che il Verbo di Dio o la Sapienza di Dio ha avuto un inizio, faccia attenzione a non dirigere la propria empietà contro il Padre non generato, negando che egli sia sempre stato Padre, che abbia sempre generato il Verbo e che abbia sempre avuto sapienza in ogni tempo o età immaginabile [...] Non vi può essere titolo più antico di Dio onnipotente di quello di Padre, e attraverso il Figlio egli è Padre.”
Questa affermazione rappresenta l'origine della dottrina della "generazione eterna", un concetto necessario per affermare sia la generazione del Figlio che la sua eternità. Origene sembra dunque sostenere che il Verbo, la Sapienza e il Figlio siano eterni. Tuttavia, in altre opere, le sue posizioni risultano meno allineate alla dottrina trinitaria successiva.
Ad esempio, in De Principiis (1.3.4) afferma che il Figlio è inferiore al Padre e superiore solo alle creature razionali, mentre lo Spirito Santo è ancora più subordinato, abitando solo nei santi. Similmente, in Contro Celso (8.15), dichiara:
“Il Figlio non è più grande del Padre, ma inferiore a Lui. [...] Consideriamo il Salvatore come Dio Verbo, Sapienza, Giustizia e Verità, con dominio su tutte le cose a lui soggette, ma non sul Padre, che governa tutto.”
Queste affermazioni riflettono una teologia subordinazionista, comune nel periodo pre-niceno, che colloca il Figlio e lo Spirito in una posizione inferiore rispetto al Padre.
La controversia sulla cristologia di Origene esplose nel IV secolo, quando le discussioni trinitarie raggiunsero il culmine. Rufino, un suo traduttore, modificò alcune parti di De Principiis per renderle conformi alla dottrina trinitaria emergente, sostenendo che i testi originali fossero stati corrotti da eretici. Tuttavia, studiosi come G.W. Butterworth hanno denunciato tali alterazioni, preferendo una traduzione fedele agli scritti originali.
In sintesi, Origene non era un trinitario nel senso moderno, ma le sue idee hanno gettato le basi per alcune dottrine trinitarie sviluppate nei secoli successivi. Egli vedeva il Figlio come divino, ma inferiore al Padre, e lo Spirito Santo in una posizione subordinata rispetto a entrambi.
Riepilogo
Dopo aver analizzato i sei presunti autori trinitari precedenti a Nicea, ci troviamo a mani vuote. Né Policarpo, né Giustino, né Ignazio, né Ireneo, né Tertulliano, né Origene credevano nella Trinità. Attribuire la dottrina della Trinità ai padri della Chiesa dei primi secoli, senza prove concrete, è un errore metodologico.
La Trinità, come concetto teologico, non si è formata completamente prima del IV secolo e non è stata codificata fino al Credo di Costantinopoli del 381. Non basta citare passi compatibili con il trinitarismo successivo o scrittori che usavano il termine "Trinità" senza il significato pienamente sviluppato. Andrebbe dimostrato che essi concepivano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo come coeguali, eterni e consustanziali. Tuttavia, nei testi analizzati, non solo manca una comprensione trinitaria, ma vi sono affermazioni che contraddicono chiaramente tale dottrina.
Inoltre, nella mentalità ebraica e greco-romana, il termine "Dio" era flessibile e poteva riferirsi a figure come Mosè, angeli, giudici, o persino a Satana. Questa complessità semantica va considerata nell’interpretare i testi patristici. Purtroppo, molti storici tendono a vedere il trinitarismo del IV secolo come inevitabile, retroproiettando tale idea su autori antecedenti.
Un’analisi rigorosa della letteratura cristiana prima del 381 richiederebbe una revisione sistematica e imparziale di tutte le dichiarazioni triadiche, cristologiche e pneumatologiche. Solo così si potrebbe delineare il vero sviluppo teologico dell’epoca. Fino ad allora, come affermava Alvan Lamson, i documenti dei primi tre secoli non contengono la dottrina della Trinità moderna, ma testimoniano piuttosto la supremazia del Padre come unico vero Dio e la natura subordinata del Figlio.
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