John Biddle (1615-1662). Padre dell'unitarismo inglese

John Biddle (1615-1662) è stato un teologo e filosofo inglese, noto principalmente per le sue idee sulla Trinità che lo portarono a essere uno dei precursori del socinianismo in Inghilterra, un movimento che rifiutava la dottrina della Trinità e promuoveva una visione unitaria di Dio. La sua vita e il suo pensiero si sviluppano in un contesto di forti tensioni religiose e politiche, tipiche della sua epoca, caratterizzata dalla Rivoluzione inglese e dalle dispute tra le diverse correnti del cristianesimo. Biddle nacque in una famiglia benestante e ricevette un'educazione accademica di alto livello, studiando filosofia e teologia al Magdalen Hall di Oxford. Le sue convinzioni religiose furono influenzate dalla crescente ondata di riformismo che percorreva l'Europa nel XVII secolo, un periodo segnato dal conflitto tra cattolici e protestanti, ma anche da nuove tendenze teologiche che sfidavano l'ortodossia tradizionale.

John Biddle divenne noto come il padre dell'Unitarismo inglese, un movimento che sosteneva una visione non trinitaria di Dio. Come predicatore laico, entrò in conflitto con la Chiesa anglicana, venendo etichettato come eretico per la sua negazione della Trinità. Nel 1646, pubblicò il suo primo lavoro significativo, un libro intitolato Tredicesimo capitolo degli Atti degli Apostoli, in cui esponeva la sua visione unitaria di Dio. Questo trattato suscitò un ampio dibattito e attirò l'attenzione delle autorità civili e religiose. Un amico infedele consegnò una copia del suo trattato Twelve Arguments Drawn out of Scripture alle autorità civili intorno al 1644, e per questo Biddle fu arrestato più volte. Le sue opere furono bruciate e condannate, ma la sua influenza si estese a gruppi dissidenti e a coloro che si opponevano all'autorità della Chiesa anglicana.

Il pensiero di Biddle si distinse per la sua interpretazione unitaria di Dio, in contrapposizione alla dottrina trinitaria che affermava che Dio è uno in essenza ma tre in persona: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Secondo Biddle, il Figlio e lo Spirito Santo non erano di natura divina come il Padre, ma creature subordinate, separate da Dio. A differenza di molti unitariani continentali, Biddle difendeva fermamente la personalità dello Spirito Santo, considerandolo come una terza persona distinta, ma subordinata al Padre e al Figlio. Questa visione lo mise frequentemente al centro di controversie teologiche e lo portò a essere imprigionato più volte. Nel 1647 fu condannato per eresia per la sua negazione della Trinità. Nonostante le persecuzioni, Biddle non abbandonò mai le sue convinzioni.

Nel corso della sua vita, Biddle divenne una figura di riferimento per il socinianismo in Inghilterra, sebbene non fosse il fondatore del movimento. La sua influenza si estese soprattutto nel periodo successivo alla sua morte, quando le sue idee trovarono un terreno fertile tra alcuni gruppi di dissidenti religiosi. La sua visione unitaria di Dio, che negava la Trinità, ha avuto un impatto duraturo sul pensiero cristiano non solo in Inghilterra, ma anche in altre parti d'Europa. La sua morte nel 1662, avvenuta mentre era in carcere, simboleggia il prezzo che pagò per le sue convinzioni. Nonostante le persecuzioni, il suo contributo alla teologia cristiana e la sua sfida alle dottrine tradizionali continuarono a suscitare interesse e discussione. La sua vita e il suo pensiero rappresentano un esempio di impegno nel cercare una comprensione più pura e razionale della fede, in un periodo di grande fermento teologico.

Biddle riassunse le sue convinzioni sulla Trinità in una sua Confessione di Fede, sostenendo che Dio è il Padre, Gesù Cristo è il Figlio, e lo Spirito Santo è subordinato ma distinto. Nella sua visione, non esisteva più di un Dio. Il suo rifiuto della dottrina della Trinità non impediva il riconoscimento della divinità del Figlio e dello Spirito Santo, ma li considerava come entità subordinate al Padre. In uno dei suoi scritti affermava: "Questa è la vita eterna, che conoscano te (Padre), il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato." Questo passo biblico, secondo Biddle, escludeva l'idea che lo Spirito Santo fosse un Dio separato, poiché il Salvatore non lo menziona come parte della divinità necessaria per la salvezza.

John Biddle rimase una figura di riferimento per il pensiero unitariano in Inghilterra, e la sua vita testimonia il coraggio di sostenere una fede razionale e biblica in un tempo di forti persecuzioni religiose. La sua sfida alla dottrina della Trinità e il suo impegno per un'interpretazione critica delle Scritture lo rendono uno dei teologi più significativi del suo tempo.

Gli Articoli di fede di John Biddle

Articolo I. Credo che ci sia un unico Dio Altissimo, Creatore del cielo e della terra, e causa prima di tutte le cose relative alla nostra salvezza, e quindi l'oggetto ultimo della nostra fede e adorazione; e che questo Dio non è altro che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, la prima persona della Santa Trinità.

Articolo II. Credo che ci sia un unico Figlio principale del Dio Altissimo, ovvero Signore e Re spirituale, celeste e perpetuo, posto sopra la Chiesa di Dio, e causa seconda di tutte le cose relative alla nostra salvezza, e quindi oggetto intermedio della nostra fede e adorazione: e questo Figlio del Dio Altissimo non è altro che Gesù Cristo, la seconda persona della Santa Trinità.

Articolo III. Credo che Gesù Cristo, affinché fosse nostro fratello, e avesse una partecipazione alle nostre infermità, e così diventasse più pronto ad aiutarci (il che è il più grande incoraggiamento alla pietà che si possa immaginare), non abbia altro che una natura umana, e quindi in questa stessa natura non è solo una persona (poiché solo una persona umana può essere nostro fratello), ma anche il nostro Signore, sì, il nostro Dio.

Articolo IV. Da ciò, sebbene Egli sia il nostro Dio, per via della sua sovranità divina su di noi e dell'adorazione dovuta a tale sovranità, tuttavia non è il Dio Altissimo, lo stesso del Padre, ma subordinato a Lui.

Articolo V. Ancora, sebbene Egli sia un Dio subordinato al Dio Altissimo, avendo ricevuto la sua divinità, e tutto ciò che ha, dal Padre; tuttavia nessuno possa giustamente inferire da ciò che ci sarà un altro Dio, o due Dei? Perché, sebbene possiamo, con il consenso delle Scritture, dire che ci sono molti Dei, né le Scritture né le cose stesse ci permettono di dire che ci sia un altro Dio, o due Dei: poiché quando una parola, per sua natura comune a molti, è stata appropriata e attribuita a uno per via di eccellenza (come quella di Dio è stata attribuita al Padre), sebbene ciò non ci impedisca di dire che ci sono molti che portano quel nome, tuttavia ci impedisce di dire che ci sia un altro, o due, poiché ciò sarebbe come se dicessimo che ci sono un altro o due più eccellenti (cosa assurda), poiché quando due sono separati in questo modo tra molti, rivendicano a sé stessi pari eccellenza. Così, sebbene un uomo fedele sia un figlio di Dio, subordinato al Figlio principale di Dio, Cristo Gesù, tuttavia non possiamo dire che ci sia un altro Figlio di Dio, o due Figli di Dio (poiché questo sarebbe fare un altro o due Figli di Dio per via di eccellenza, mentre può esserci un solo Figlio di tal genere); tuttavia, le Scritture ci permettono di dire che ci sono molti Figli di Dio.

Articolo VI. Credo che ci sia un unico ministro principale di Dio e di Cristo, inviato particolarmente dal cielo per santificare la Chiesa, che, per la sua eminente posizione e intimità con Dio, è separato dal numero degli altri ministri celesti degli angeli, ed è compreso nella Santa Trinità, essendo la terza persona di essa; e che questo ministro di Dio e di Cristo è lo Spirito Santo.

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