Samuel Clarke (1675-1729). Dio Padre è la sola causa suprema
Samuel Clarke (1675-1729) è stato uno dei più grandi teologi inglesi di tutti i tempi. Fu un ministro anglicano molto rispettato e probabilmente sarebbe diventato arcivescovo di Canterbury se non avesse pubblicato sulla Trinità. Fu un amico più giovane del famoso scienziato Isaac Newton e divenne il principale espositore della scienza di Newton e della metafisica e teologia che la sostenevano. Fu anche un talentuoso metafisico e uno studioso straordinariamente erudito, capace di utilizzare migliaia di fatti testuali per costruire un argomento.
Nel 1705 Clarke divenne famoso per il suo classico ancora studiato, A Demonstration of the Being and Attributes of God. Si tratta di una presentazione ampia e sviluppata di un argomento cosmologico per l'esistenza di un unico essere "necessario" e perfetto. Si tratta della dimostrazione cosmologica dell'esistenza di Dio più sviluppata di sempre, almeno fino a tempi molto recenti.
Clarke si immerse nello studio della Bibbia e della patristica, e sviluppò un punto di vista raffinato sulla Trinità, in linea con la teologia dei primi "padri" (c. 150-350). Questo confluì nella sua Scripture Doctrine of the Trinity, la cui prima edizione risale al 1712. Questo suo grande classico, trascurato e perduto, creò un certo scalpore nella prima Inghilterra del XVIII secolo.
Nelle prime 35 pagine, Clarke espone circa 441 passi nel NT, in cui il Padre "è definito l'unico o solo Dio", o "in cui è definito 'Dio' assolutamente, per via di eminenza e supremazia", o "in cui è definito 'Dio' con alcuni titoli, epiteti o attributi particolarmente elevati; che sono per via di suprema eminenza, attribuiti solo alla persona del Padre".
Secondo Clarke c'è una causa suprema di tutte le cose, cioè il Padre; un semplice, non composto, indiviso, agente intelligente, o persona; che è l'unico autore di tutto l'essere e la fonte di ogni potenza.
E appellandosi a circa 45 testi del NT, afferma che il Padre solo, è, in senso assoluto, il Dio dell'universo; il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe; il Dio di Israele; di Mosè, dei Profeti e degli Apostoli; e il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo.
Difende tutte queste affermazioni citando (nella lingua originale e poi traducendo) numerosi padri della Chiesa, in particolare Atanasio, Novaziano, Origene, Giustino e Tertulliano. In breve, crede in 3 persone divine, ma solo una, il Padre, è autotheos, cioè divina attraverso o a causa di se stessa. Questo unico Dio è l'unico Dio di cui parla l'AT, cioè Yahweh.
Se esaminiamo con attenzione gli autori del Nuovo Testamento vediamo che presuppongono una distinzione tra Dio, alias il Padre, e Gesù. Con poche eccezioni, "Dio" si riferisce al Padre e generalmente in Paolo, "il Signore" è Gesù (Questo può creare confusione, perché abbiamo usato a lungo "Signore" o "SIGNORE" per tradurre "Yahweh".) Ma ciò che difficilmente potrebbe essere più chiaro è che Padre e Figlio sono persone diverse.
Clarke evidenzia che "dio" nella Bibbia è sempre una persona - non una mera sostanza, natura, gruppo o quant'altro. Quindi, se Padre e Figlio fossero lo stesso dio, sarebbero anche la stessa persona, il che, ci farebbe cadere nel modalismo, rendendo insensato il Nuovo Testamento. Solo per fare un esempio, il Figlio non può essere la stessa persona presso la quale intercede - se è il mediatore tra Dio e l'uomo (come dice il NT), allora ciò esclude che sia lo stesso Dio. Clarke è d'accordo con l'affermazione di Nicea (325) secondo cui Padre e Figlio sono omoousios - ma sostiene che dovremmo accettare solo il significato originale, che è, essenzialmente, che i due sono simili, cioè entrambi divini, sebbene solo il Padre sia Dio in se stesso (autotheos), mentre il Figlio deriva la propria divinità dal Padre.
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